Archivio di maggio 2004
Come si immagina la propria area pelvica una donna?
Dovendo parlare di movimento alterato, ho pensato fosse opportuno partire da ciò che è più profondo, nascosto e all’apparenza inaccessibile, quale può essere il vissuto di una donna che non riesce più a controllare la propria pelvi.
E’ possibile individuare dei parametri – guida che ci possano aiutare nella comprensione dei vari segni espressi da una paziente con disturbi di incontinenza o con presenza di dolore pelvico?
Lo studio, frutto di una Tesi di Laurea in Fisioterapia, si propone di far luce su alcune delle dinamiche corporee della donna che presenta disturbi alla funzionalità del proprio pavimento pelvico.
Esiste qualche collegamento tra l’immagine mentale che la donna ha di sé stessa, il suo schema corporeo e la presenza di dolore nella regione perineale?
Che tipo di legame è presente tra problemi di incontinenza post – partum e immagine mentale del perineo?
Buona lettura…!
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Alice Miller
Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé.
15 x 22 – 130 pag.
Bollati Boringhieri – 1996
Ogni azione umana veicola un’emozione. Così afferma Alice Miller in questo bel saggio, ed io, mentre rimembro le prime parole udite all’università ( primo è il pensiero ) mi ritrovo a disagio, stretto tra l’apparente scientificità di questi enunciati e l’esperienza riabilitativa quotidiana, fatta di gesti emotivi distorti dalla malattia, di corpi che sono emozione, di pensieri che si manifestano dopo l’azione , non prima.
Ma la psicologia non ci sta: tracciate le coordinate del proprio ambito di studio, lo studioso della psiche ha dimenticato la fonte di tutto quanto va sotto l’etichetta di pensiero, quella originaria capacità di arrestare il movimento propria della specie umana che, sola, permette l’emergere della coscienza.
Il raggiunto controllo del tempo e dello spazio strappa al primo uomo un suono di stupore e di meraviglia: oooh! e lo ferma.
PRIMO E’ IL GESTO, il gesto di fermarsi.
La biomeccanica umana è fatta per essere circoscritta: troppi i gradi di libertà, è necessario un continuo contenimento della nostra presenza al mondo; da questa capacità di fermarsi nasce il pensiero.
Quindi, ogni azione umana è la manifestazione di una emozione.
Trattenuta o dichiarata, l’emozione dà comunque forma al nostro essere, ci presenta al mondo. Per questo possiamo chiederci: quali emozioni si nascondono dietro al desiderio di sentirsi dire “bravo”? Cosa spinge una persona ad occuparsi dell’altro, di chi sta male, di chi soffre?
Quali fantasmi si nascondono dietro alla capacità di essere comprensivo?