Archivio di giugno 2016

E’ più forte di me.

Il concetto di ripetizione in psicoanalisi.

Franco Lolli

21 X 14, 130 pag. – poiesis editore 2012

 

Il padre.

Libertà Dono

Claudio Risè

19 x 13, 190 pag. – edizioni Ares 2013

 

Mi parla con tono basso, lo sguardo spento, il corpo fermo.

“ Non è cambiato niente, ho male come prima .. “ ; ha fatto gli esercizi a casa ( chiedo )?.. no “.

Si ricorda di quello che era successo la settimana scorsa? Eseguendo gli esercizi, qui con me, il dolore era scomparso…

.. non so ..“.

 

E’ seduto di fronte a me, rigido, struttura atletica.

“ Senta un po’, il dolore qui al ginocchio, dopo il suo trattamento era sparito, ma da alcuni giorni è ritornato … “.

Che cosa ha fatto in questi giorni?ma niente, le solite cose … “

Cioè è andato in bicicletta anche se le avevo detto di aspettare?

“ … come faccio a non andarci? Ci vado da sempre! ..

E quanti Km ha percorso?

.. sono partito alle 7.00 e sono ritornato a casa alle 11.00 perchè il ginocchio mi doleva .. “.

Quindi quanti Km?    .. ma, non so, una ottantina .. “

Forse il suo ginocchio le sta dicendo che sta esagerando …

Silenzio.

Poi: “ non vorrà mica che mi fermo! “    … E se provasse a fare delle pause?

Sta scherzando! “

 

Questi due dialoghi sintetizzano quello che spesso è il rapporto che si instaura tra terapista e p/e non appena le esigenze del trattamento in corso presuppongano una modifica della quotidianità del soggetto, anche quando, anzi, sopratutto quando le attività motorie praticate o non praticate siano direttamente responsabili del disagio patito.

Il p/e appare legato a filo doppio a ciò che gli causa il disagio, e non vuole assolutamente modificare il modo in cui vive.

Il mondo che nel tempo egli è riuscito a circoscrivere gli appare l’unico mondo possibile; cambiarlo fa presagire più sofferenza del dolore, magari anche intenso, che in quel dato momento lo attanaglia.

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