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Storia naturale della sinestesia.

Dalla questione Molyneux a Jakobson.

Marco Mazzeo

14 x 22, pag. 372 – Quodlibet Studio 2005


Toccare, ascoltare, entrare in contatto:come abbiamo visto ( cfr. Le Breton ) i nostri sensi sono ampiamente debitori del contesto culturale e sociale di appartenenza. Ognuno di noi ha un proprio modo peculiare di annusare, guardare, ecc. legato all’ambiente di provenienza, che lo identifica e contemporaneamente lo mette in contatto con ciò che è altro da sè.

Ma è corretto studiare la percezione analizzando le modalità sensoriali una alla volta? Marco Mazzeo, dopo averci guidato alla ri-scoperta del tatto e della manualità, in questo saggio approfondisce un’altra capacità tipicamente umana, la sinestesia, cioè la possibilità di percepire simultaneamente uno stesso oggetto per mezzo di sensi diversi. Leggi il resto di questo articolo »

Il sapore del mondo.

Un’antropologia dei sensi.

David Le Breton

14 x 22, pag. 494

Raffaello Cortina Editore – 2007

 

Percepisco dunque sono – dice Le Breton – e mai come ora la correzione dell’assunto Cartesiano risulta così opportuna, a noi che siamo alla ricerca del nostro essere corpo.

La condizione umana è corporea, i nostri sensi aprono ad un determinato mondo, delimitandolo: la percezione viene educata dall’ambiente a cui apparteniamo e dai dati ancestrali che ci formano. Normalmente il mondo scivola sui sensi, ci si accontenta di una valutazione approssimativa; solo ciò che turba il quadro penetra in modo infimo o essenziale la coscienza.

La vista si proietta nel mondo, gli altri sensi entrano in contatto: già a questo livello la divaricazione tra l’Occidente, prettamente visivo ( una vista ormai ” cinematografica ” ), e le altre culture, originariamente più sinestesiche, si fa evidente.

Abbiamo perso gli altri sensi? Non proprio, ma di certo il primato dell’immagine ci distacca dal reale: non più sguardi che si cercano,desiderosi di far seguire all’abbraccio dello sguardo lo scambio degli odori e degli umori, delle consistenze e dei suoni; ma un guardare che analizza, misura, soppesa, rischiando spesso di perdere l’attimo, meraviglioso, dell’incontro. Inoltre, il primato del vedere diluisce le differenze corporee tra l’uomo e la donna Occidentali che, disinfettati e deodorati, portano a spasso un abito sempre più confezionato per azzerare il loro corpo, originariamente maschile o femminile. 

Questo saggio di Le Breton ha il pregio di presentare i sensi corporei nella loro dimensione culturale, fornendo le coordinate per la comprensione dei popoli con cui sempre più spesso noi Occidentali veniamo in contatto; vista, udito, tatto, olfatto e gusto ( oltre ad una opportuna e ” divertente ” parentesi riguardante il disgusto ) vengono presentati secondo una logica antropologica attenta a far risaltare quanto la presa sul mondo sia assolutamente legata al vissuto di ogni società, per sua stessa natura diversa dalle altre culture in cui si è venuta diversificando l’umanità.

 

 

 

 

 

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