Storia naturale della sinestesia.

Dalla questione Molyneux a Jakobson.

Marco Mazzeo

14 x 22, pag. 372 – Quodlibet Studio 2005


Toccare, ascoltare, entrare in contatto:come abbiamo visto ( cfr. Le Breton ) i nostri sensi sono ampiamente debitori del contesto culturale e sociale di appartenenza. Ognuno di noi ha un proprio modo peculiare di annusare, guardare, ecc. legato all’ambiente di provenienza, che lo identifica e contemporaneamente lo mette in contatto con ciò che è altro da sè.

Ma è corretto studiare la percezione analizzando le modalità sensoriali una alla volta? Marco Mazzeo, dopo averci guidato alla ri-scoperta del tatto e della manualità, in questo saggio approfondisce un’altra capacità tipicamente umana, la sinestesia, cioè la possibilità di percepire simultaneamente uno stesso oggetto per mezzo di sensi diversi.

Nudi, eretti e con le mani libere, gli esseri umani sono continuamente esposti al mondo: la conquista dello spazio-tempo, se da un lato permette l’emergere della coscienza, dall’altro presuppone la presenza di filtri simbolici atti a delimitare quanto percepito affinchè non ci travolga. Questo ruolo viene svolto dalle nostre capacità sinestetiche che circoscrivono-integrandolo- un certo tipo di mondo piuttosto di un altro.

La percezione animale è basata su una sensibilità istintuale indirizzata da stimoli scatenanti successivi, essendo i sensi degli esseri non umani organizzati gerarchicamente e sequenzialmente: ogni eventuale inversione di presentazione di uno stimolo ambientale manda in tilt l’animale, progettato per vivere in un sistema stabile. Anche le scimmie, pur disponendo di una capacità percettiva più articolata, rimangono animali specializzati, legati alla vista e alla gerarchia tra i sensi.

Invece, l’essere umano beneficia di una assoluta indeterminazione delle sue capacità percettive che solo attraverso un processo di progressiva messa a fuoco, o a causa di una malattia, possono funzionare singolarmente, mentre normalmente si integrano l’una con l’altra, in un continuo processo di amalgama che circoscrive un mondo e contemporaneamente ci permette nuove esperienze. Nascita prematura, crescita lenta, scarsa specializzazione impediscono il fissarsi di modelli istintuali; i sensi umani, non vincolati all’istante proprio di ogni specie, permettono il continuo confronto tra percezione e ricordo. Integrando informazioni che viaggiano a velocità diverse dilatano il presente e creano la possibilità che per ognuno di noi si dia storia.

Prendendo spunto da un famoso dibattito nato tre secoli orsono ( può un cieco nato che recupera la vista essere in grado di valutare una distanza senza toccare gli oggetti da raggiungere? E’ in grado di distinguere un cubo da una sfera senza maneggiarli? ), Marco Mazzeo affronta l’intricato nodo della percezione umana rendendoci ulteriormente consapevoli della nostra eccentricità: siamo esseri sinestetici, le nostre esperienze sono multisensoriali, il nostro fare si articola a partire dal tatto per estrinsecarsi nel linguaggio, che sopperisce a sensi complessi ma non indirizzati come quelli, acuti e gerarchici, degli altri animali. Il nostro corpo, estremamente plastico, richiede parole che facciano da filtro all’eccesso di informazioni e che continuamente istituiscano un contesto in cui poterci muovere. Siamo unici.

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