LA DANZA DEL VENTRE
M. Kaiblinger-Ickert e L. Schuhbauer
17 x 22, 130 pag.
Edizioni red! – 2005

TANTRA, LA VIA DELL’ESTASI
Elmar e Michaela Zadra
12 x 20, 321 pag.
A. Mondatori Editore – 1997

Occidente, India, Cina, lungo è il viaggio alla ricerca del senso del corpo.
Ma se c’è un sapere corporeo che unisce il mondo intero, questo è sicuramente dato dalla danza, nelle sue innumerevoli espressioni.
Luogo dell’abbandono, momento di liberazione dalla tirannia del pensiero, manifestazione di potenza, la danza rappresenta, nella sua spontaneità, la possibilità data all’essere umano di esprimere sé stesso.
Un piacere profondo traspare da chi danza, e questa passione trascina tutto ciò che sta attorno a divenire partecipe dell’evento.
Per approfondire questi concetti ho scelto due saggi apparentemente molto diversi uno dall’altro.

LA DANZA DEL VENTRE, testo introduttivo a questa grande modalità espressiva del corpo, ci introduce nei misteri di una danza risalente alla preistoria e ballata un po’ in tutte le coste Africane del Mediterraneo.
Nata come espressione gioiosa della religiosità popolare, fu ripresa dagli Arabi nei secoli della loro espansione e trasformata in danza sensuale, grazie all’approfondimento dell’uso dei movimenti del bacino.

I piedi ben piantati, ancorati al terreno, il corpo flessuoso, emozione in movimento.

Chi ha avuto la possibilità di assistere allo spettacolo offerto da una ballerina di danza del ventre o, meglio, ha potuto danzare con essa, porta poi dentro di sé la vivida percezione di aver vissuto un momento magico, in cui i movimenti travolgenti sembrano fermare il tempo, circoscrivendo uno spazio vivo e pulsante, sottratto alla morte. Che poi questa danza sia diventata spesso, per le donne che la danzavano, l’unica opportunità per essere rispettate in un mondo fortemente ostile alla affermazione della femminilità come quello mussulmano, non deve stupire più di tanto.
Abbiamo visto ripetutamente ( cfr. le recensioni precedenti ) come la storia umana si nutra di paradossi, e anche l’Africa ed il Medio Oriente non sfuggono alla regola che vuole i contrasti strettamente legati uno all’altro per cui, in una cultura matriarcale, si sviluppa una religiosità a forte connotazione maschile, all’interno della quale la donna ricrea uno spazio per sé mettendo in scena la propria femminilità.

TANTRA, LA VIA DELL’ESTASI è un bel libro che ci permette di approfondire un altro tipo di danza, quella dell’atto sessuale.
Massima espressione della vita, la sessualità è stata utilizzata da culture diverse ( Indiani, Tibetani, Nativi Americani ) come veicolo per una spiritualità profonda.

Uno dentro l’altra, in un continuo scambio di energie, dalla terra al cielo.

Se la danzatrice del ventre sospende il tempo creando, attraverso i movimenti dei suoi fianchi, uno spazio sacro che, almeno finchè lei si muove, non può essere violato, il praticante di Tantra cerca di prendere tempo nei confronti della morte, usando i movimenti dell’atto amoroso per pervenire ad una sospirata illuminazione e beatitudine. Ma usare qualcosa significa compiere un gesto tecnico, cioè essere ben presenti con la propria ragione, mentre l’atto sessuale vuole abbandono, perdita letterale della coscienza.
Di nuovo, il paradosso che tiene uniti gli opposti.

Espressioni di culture lontanissime dalla nostra, rappresentazioni del desiderio tutto umano di sedare la paura esprimendo la gioia nel movimento, queste danze corrono il serio rischio di venir fortemente banalizzate se non comprese nel loro significato più profondo. Così, la pratica della Danza del Ventre o del Tantra può approdare ad uno sterile uso del corpo, piuttosto che ad una consapevolezza maggiore di sé stessi.
Capita infatti che il praticante occidentale, ignaro delle enormi sofferenze emotive che hanno generato queste espressioni motorie, vi si avvicini come colui che si appresta ad indossare l’abito all’ultima moda o ad acquistare un’auto di lusso.
Basterebbe riflettere, almeno un poco, su quanto l’essenza dell’essere umano possa venir sacrificata nei movimenti in fondo in fondo solitari della Danzatrice del Ventre, o nel “tecnicismo” amatorio del Tantra, per accogliere con molta più cautela modelli espressivi che vanno fatti propri con rispetto.
Ben vengano allora pubblicazioni editoriali come queste, che aiutano a far luce su un “mondo” che sempre più entra a far parte del nostro mondo.

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